Dopo la sbornia dei reality show, ecco farsi avanti un nuovo format televisivo oscurato quasi del tutto i suoi predecessori: il talent di cucina.

Inizialmente solo ospite di trasmissioni mattutine e pomeridiane, lo chef sembra essere diventato una vera e propria star, con un suo seguito di pubblico che ne commenta le imprese sul divano di casa o sui social. Il suo ruolo di giudice del talento altrui nonchè maestro di futuri professionisti l’ha portato dall’ambiente strettamente gastronomico alle luci della ribalta, con dinamiche spettacolari più vicine al cinema che alla tv in senso stretto.

Tale peculiarità spiegherebbe perché talent e docu-reality sulla cucina, sia tradizionale che innovativa, ma anche d’arte pasticcera, riscuotano così grande consenso di pubblico.

Un esempio su tutti è il noto “MasterChef”. I quattro giudici garantiscono da soli uno spettacolo da film o fiction, poiché richiamano alla mente, attraverso le loro singole peculiarità, alcuni tratti specifici dei volti del grande cinema. Carlo Cracco e Joe Bastianich potrebbero ricordare i primi grandi attori italiani o hollywoodiani: affascinanti e carismatici, apprezzati non a caso, soprattutto dal pubblico femminile. Bruno Barbieri, ad esempio, è tanto simile a certi attori-spalla dall’aria rassicurante tipici di alcune pellicole del periodo d’oro del cinema anni ‘70. Il gigante buono Antonino Cannavacciuolo ricorda, col suo fare ruspante, il corregionale Bud Spencer, grande caratterista del cinema di casa nostra.

I protagonisti di “MasterChef” interpretano alla perfezione i ruoli di giudici difficili da accontentare e – aiutati in questo da una sapiente regia – sono vere e proprie “eminenze grige” della gara, capaci di regalare lacrime e sorrisi, così come lodi o piatti in aria, agli aspiranti cuochi che ogni settimana si cimentano nelle prove a difficoltà crescente, fino alla conquista del titolo di MasterChef d’Italia.

Ma un ulteriore elemento di successo dei talent culinari potrebbe risiedere nello stile della narrazione dei fatti: eventi reali che si fanno spettacolo e diventano coinvolgenti, grazie a riprese e montaggi che seguono un copione stabilito nei dettagli dagli autori. Questo accade ad esempio in “Cucine da incubo”, in cui lo chef Cannavacciuolo si trova ad affrontare situazioni di emergenze culinarie e di organizzazione del lavoro in sala ristorante dai risvolti spesso tragici o comici, per incuria o mancanza di professionalità dei gestori del locale.

Meno spettacolare ma ugualmente avvincente è “The Sweetman”, docu-reality con il maestro Iginio Massari, altro personaggio dai tratti da autentico attore: un asso della pasticceria capace di mantenere un notevole aplomb anche quando dà i giudizi più severi.

Nella prossima stagione di “MasterChef” il rubacuori Cracco verrà sostituito dalla collega Antonia Kluggman, che potrebbe inaugurare una nuova era: quella delle chef-attrici, con tutto il carico di spettacolarità connesso ad un management al femminile.

                                                                                                                                                                                                       Marco Bonardelli